Dalla «più difforme congerie di oggetti» ad un «perfetto ambiente spirituale» per l’opera d’arte. L’allestimento del Museo Nazionale di Palermo alla fine degli anni Venti del Novecento / From the “più difforme congerie di oggetti” (most dissimilar jumble of objects) to a “perfetto ambiente spirituale” (perfect spiritual environment) for the work of art. The display of Palermo National Museum at the end of the 1920s

Ivana Bruno

Abstract


Nel panorama dei musei italiani del terzo decennio del Novecento, delineato da Francesco Pellati nella Enquête internationale sur la réforme des galeries publiques, si distingue il Museo Nazionale di Palermo, dove la giovane ispettrice Maria Accascina aveva appena completato il riordinamento e l’allestimento della sezione di arte medievale e moderna. La storica dell’arte, allieva di Adolfo Venturi, aveva elaborato un progetto di restyling – da lei stessa pubblicato sul «Bollettino d’Arte del Ministero dell’Educazione Nazionale» –  che rispondeva, per molti aspetti, agli orientamenti museografi ci espressi in quegli anni dall’Offi ce International des Musées (OIM) e oggetto di approfondita rifl essione nell’ambito del dibattito europeo. L’intervento di Maria Accascina cambiò il volto del Museo Nazionale di Palermo – fi no a quel momento caratterizzato da sale e corridoi occupati «dalla più difforme congerie di oggetti» – anticipando indirizzi museografi ci che trovarono una concreta e tangibile applicazione durante il secondo dopoguerra nel più noto intervento di Carlo Scarpa all’interno di Palazzo Abatellis. Il contributo intende quindi analizzare l’allestimento di fi ne anni Venti del Museo Nazionale palermitano – di cui recentemente è stato sottolineato il carattere innovativo per quel momento – alla luce sia del ricco materiale documentario e fotografi co, in gran parte inedito, sia delle posizioni della critica del tempo e dei nuovi criteri di ordinamento dei musei che si andarono affermando nel periodo tra le due guerre mondiali.

Museo Nazionale di Palermo distinguishes itself in the scope of Italian museums in the 1920’s as outlined by Francesco Pellati in Enquête internationale sur la réforme des galeries publiques. The young inspector Maria Accascina had just completed the reordering and installation of the medieval and modern art section. The art historian, a pupil of Adolfo Venturi, had prepared a “makeover” which she published in the «Bollettino d’Arte del Ministero dell’Educazione Nazionale». In many ways, it corresponded with the museographical trends expressed in those years by the Offi ce International des Musées (IOM) and object of considerable debate in Europe. Maria Accascina’s work changed the face of Palermo’s Museo Nazionale – until then the rooms and corridors were fi lled with «a rather disorderly jumble of objects» – and anticipated museological trends that would find  more concrete and tangible expression after WWII with Carlo Scarpa’s more famous work at Palazzo Abatellis. This paper seeks to analyze the exhibition strategies applied in the late twenties at he Museo Nazionale di Palermo whose innovative nature has recently been recognized in light of both the rich documentary and photographic evidence which remains largely unpublished. It will consider this material through the lens of contemporary critics and through the museum classifi cation systems which were being codifi ed in the interwar period.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1259

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