L’imminenza del "doppio”. Opere e allestimenti di Edoardo Persico / The imminence of the “double”. Edoardo Persico’s works and displays

Roberto Cresti

Abstract


Edoardo Persico, animatore instancabile di dibattiti e ricerche in ambito artistico, ha progettato, a Milano, nella prima metà degli anni Trenta, una serie di strutture espositive – dalla Costruzione metallica pubblicitaria (1934), posta sotto la Galleria Vittorio Emanuele, alla Sala delle Medaglie d’oro per la Mostra dell’Aeronautica (1934), entrambe in collaborazione con Marcello Nizzoli – destinate al grande pubblico. In esse si riconosce una essenzialità razionale, che non costituisce la messa in pratica di un esprit de géométrie aridamente calcolante, bensì lo sviluppo di un esprit de fi nesse che risulta in implicito contrasto con gli intenti propagandistici assegnati in quegli anni dal regime fascista alla architettura italiana. L’ultimo lavoro di Persico fu il Salone d’onore alla VI Triennale (1936) – progettato ancora con Nizzoli, Giancarlo Palanti e Lucio Fontana –, che tuttavia egli non fece in tempo a vedere realizzato, nel cui luminoso silenzio culmina una visione delle forme che, comunque in sintonia con la vita e con un sentimento di socialità regolata da ideali egualitari, rivela anche un fondamento spirituale, un “doppio” che Persico non smise mai di ricercare.

Edoardo Persico, tireless animator of debates and research in arts, has designed, in Milan, during the fi rst half of the thirties, a series of exhibition facilities – from advertising Metal construction (1934), placed under the Vittorio Emanuele Gallery, to the Hall of the Gold Medals for Aeronautics Exhibition (1934), both in collaboration with Marcello Nizzoli – for the general public. In these he shows a rational simplicity, which doesn’t constitute the implementation of an esprit de géométrie dryly calculating, but the development of an esprit de fi nesse which results in an implicit contrast with the propaganda awarded in those years by the fascist regime to Italian architecture. His last work was the Hall of Honor at the VI Triennale (1936) – still designed with Nizzoli, Giancarlo Palanti and Lucio Fontana –, Persico didn’t have time to see realized, in whose luminous silence culminates a vision of forms in tune with life and a feeling of sociability ruled by egalitarian ideals, but which reveals also a metaphysical ground, a “double” he never ceased to pursue.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1448

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