A Forgotten "Schiavone": A Reconstruction of the Artistic Profile of Ivan Gapić (Giovanni da Cherso), Vasari’s «assai buon maestro delle grottesche»

Laris Borić

Abstract


Paper presents a number of archival data related to grotesque painter and stucco master Ivan Gapić, known in late Roman Cinquecento as Giovanni da Cherso or Giovanni Schiavone. His career has been closely related to the circle of Taddeo and Federico Zuccari in whose botega Gapić may have received his elementary training. Working within closely interrelated artistic networks employed on large-scale decorations of mid- to late 16th century Rome, Gapić remained in close relation with Federico’s artistic circles, sharing several of his commissions, while even Vasari dedicated him few words of appreciation. Coming from the insular town of Cres (Cherso) in northern Adriatic, during whole his Roman career, Gapić was member of St. Jerome’s confraternity for which he also painted a (lost) figure of the patron. Paper will outline this forgotten Schiavone’s career within complex artistic networking of Roman Cinquecento, particularly related to position of associates within greater masters’ orbits. Paintings that should be attributed to Gapić indicate a style that expectedly comes out of Zuccaris’ models, while his stucco works reflect the iconographical and formal impact of Tridentine shift.

 

L’articolo si basa su una sequenza di dati archivistici relativi al pittore di grottesche e maestro di stucco Ivan Gapić, meglio noto nel panorama tardo cinquecentesco romano come Giovanni da Cherso, oppure Giovanni Schiavone. La sua carriera è stata strettamente legata all’appartenenza al circolo di Taddeo e Federico Zuccari, nella cui bottega Gapić ricevette la prima educazione artistica. Ben integrato nei principali laboratori artistici romani e impiegato sovente nelle grandi campagne decorative nella seconda la metà del Cinquecento, Gapić rimase in stretto rapporto con gli ambienti artistici di Federico, e persino Giorgio Vasari gli dedicò parole di apprezzamento. Provenendo dalla città insulare di Cherso nell'Adriatico settentrionale, durante tutta la sua carriera romana, Gapić fu membro della confraternita di San Girolamo, per la quale dipinse anche una perduta figura del patrono. Il contributo ridefinisce questa trascurata carriera dello Schiavone da Cherso, all'interno di una complessa rete artistica del Cinquecento romano, in particolare legata alla posizione degli artisti attivi nell'orbita dei grandi maestri. I dipinti che si attribuiscono a Gapić indicano uno stile che prevedibilmente deriva dai modelli dei fratelli Zuccari, mentre le sue opere in stucco riflettono l'impatto iconografico e formale del cambiamento tridentino.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1842

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