Uva, ubriachezza e sesso nell’arte europea dal XV al XVII secolo / Grapes, drunkenness and sex in European art from the 15th to the 17th century

Philippe Morel

Abstract


Il saggio analizza la funzione dell’uva e della sua esibizione in rapporto al corpo, all’ubriachezza e alla sessualità, nell’arte europea dalla fine del Quattrocento. Si inizia indagando il gesto caratteristico dell’uva pigiata sopra una coppa o una bocca assetata, che, al di là del ricordo della mitica invenzione del vino da parte di Bacco, diventa segno di eccesso, di ubriachezza e di invito o gioco sessuale. Il dono di un grappolo d’uva ad una persona desiderata assume lo stesso significato, mentre la presentazione di un grappolo tra il pollice e l’indice, che si diffuse nell’arte olandese all'inizio del XVII secolo, diviene emblematica dell’unico giusto modo per cogliere o perdere la verginità femminile, ovvero il matrimonio e la temperanza. Un tale motivo è stato rapidamente parodiato da artisti meno sensibili alla morale calvinista. Il grappolo d’uva arriva così a fungere da metafora del sesso e del piacere femminile, come già appare nella letteratura burlesca del Cinquecento, che sfrutta immagini di origine biblica. Tuttavia è dal Seicento in poi, e soprattutto nei due secoli successivi, che si incontrano interpretazioni figurative di questa specifica associazione grivoise dell’uva con la sessualità femminile.

 

The essay analyzes the function of grapes and their display in relation to the body, drunkenness and sexuality, in European art since the end of the fifteenth century. We begin by investigating the characteristic gesture of the grapes pressed over a cup or a thirsty mouth, which, beyond the memory of the mythical invention of wine by Bacchus, becomes a sign of excess, drunkenness, sexual invitation or sexual game. The gift of a bunch of grapes to a desired person acquires the same meaning, while the presentation of a bunch between the thumb and forefinger, which spread in Dutch art at the beginning of the seventeenth century, becomes emblematic of the unique right way to grasp or lose female virginity, that is, marriage and temperance. Such a motif was quickly parodied by artists less sensitive to Calvinist morality. Thus, the bunch of grapes acts as a metaphor for female sex and pleasure, as it already appears in the sixteenth-century burlesque literature, which uses images of biblical origin. However, it is from the seventeenth century onwards, and especially in the following two centuries, that we have figurative interpretations of this specific grivoise association of grapes with female sexuality.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/2474

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