Giovanni Battista Carlone, martirii e “osservanza della natura” nella cappella di San Clemente all’Annunziata del Vastato / Giovanni Battista Carlone, martyrs and "observance of nature" in the chapel of San Clemente all’Annunziata del Vastato

Lauro Magnani

Abstract


Nel panorama del Seicento genovese Giovanni Battista Carlone (1603-1684) si distingue per una copiosa produzione basata su una tecnica sicura, segnalata dalle fonti e dalla critica, e da un duraturo successo, specie nello svolgere i grandi programmi a fresco di Gesuiti, Teatini, Francescani minori in continuità con l’attività della bottega famigliare. Un successo che resiste anche all’imporsi nel panorama cittadino di un vivace spirito barocco, dalla metà del secolo con Valerio Castello e poi con Domenico Piola. Anche nella produzione ad olio Carlone riesce a imporsi con il suo vivace naturalismo, con la facilità della comprensione delle sue strutture comunicative, con le arguzie di una tecnica capace di descrivere virtuosamente con una ricca pennellata. Negli anni Settanta la serie di tre dipinti con il martirio di San Clemente di Ancira per la cappella commissionata da G.B. Lomellini nella chiesa dell’Annunziata lo mostra ancora estremamente vivace, capace di svolgere un programma in linea con lo sviluppo seicentesco dell’attenzione alle figure dei martiri avviata da Baronio: con un’accentuazione del vigore naturalistico traduce gli efferati patimenti descritti nei Leggendari post tridentini. Se da un lato si collega alla rievocazione paleocristiana e antiquariale, dall’altra, facendo forza sulla memoria del martirio subito dal santo ad Ankara e quindi in territorio a quel momento ottomano, esalta l’interesse della famiglia Lomellini per quel mondo “altro”, rievocandolo attraverso costumi e fisiognomiche. Il tutto però con una fascinazione potente per due soggetti centrali nella pittura romana di martirio di quasi mezzo secolo prima, i dipinti di Valentin e di Poussin per il transetto destro di San Pietro. L’anziano pittore giunge quindi, fedele ai caratteri della sua arte, a opere convincenti cogliendo aspetti di una pittura alta, di ambito romano e insieme riconsiderando, in fine di carriera, altre significative esperienze maturate nel vivace ambiente genovese.

 

In the panorama of the Genoese seventeenth-century Giovanni Battista Carlone (1603-1684) stands out for a copious production based on a reliable technique, reported by the sources and critics, and for lasting success, especially in carrying out the great fresco programs of Jesuits, Teatini, Minor Franciscans in continuity with the activity of the family workshop. A success that also resists the establishment of a lively Baroque spirit in the city panorama, from the middle of the century with Valerio Castello and then with Domenico Piola. Even in the oil production, Carlone manages to impose himself with his lively naturalism, with the ease of understanding his communicative structures, with the wits of a technique capable of virtuously describing with a rich brushstroke. In the seventies the series of three paintings with the martyrdom of San Clemente di Ancira for the chapel commissioned by G.B. Lomellini in the church of the Annunziata shows him still extremely lively, capable of carrying out a program in line with the seventeenth-century development of attention to the figures of martyrs initiated by Baronio: with an accentuation of naturalistic vigor, he translates the heinous sufferings described in the post-Tridentine Legendaries. If on the one hand it is connected to the early Christian and antiquarian re-enactment, on the other, by relying on the memory of the martyrdom suffered by the saint in Ankara and therefore in Ottoman territory at that time, it enhances the interest of the Lomellini family for that “other” world, recalling it through costumes and physiognomy. All this, however, with a powerful fascination for two central subjects in the Roman martyrdom painting of almost half a century earlier, the paintings by Valentin and Poussin for the right transept of St. Peter. The elderly painter then comes, faithful to the characteristics of his art, to convincing works by capturing aspects of a high-level Roman painting and at the same time reconsidering, at the end of his career, other significant experiences gained in the lively Genoese environment.

Full Text

PDF

Riferimenti bibliografici


Soprani R., Ratti C.G. (1769), Delle Vite de’ pittori, scultori e architetti genovesi, Tomo II, Genova: Tolozzi (rist. anast. Bologna: Forni, 1969).

Belloni V. (1965), L’Annunziata di Genova, Genova: Centro Studi Francescani per la Liguria.

Rossini G., a cura di (2005), L’Annunziata del Vastato a Genova. Arte e restauro, Venezia: Marsilio.

Gavazza E. (1974), La grande decorazione a Genova, Genova: Sagep Editrice.

Gavazza E. (1989), Lo spazio dipinto. Il grande affresco genovese nel ‘600, Genova: Sagep Editrice.

Pesenti F.R. (1986), La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Genova: Sagep Editrice

Gavazza E., Lamera F., Magnani L. (1990), La pittura in Liguria. Il secondo Seicento, Genova: Sagep Editrice.

Bartoletti M., Damiani L. (1997), I Carlone di Rovio, Lugano: Fidia Edizioni d’arte.

Romanengo M., a cura di (2019), La terra dei Carlone. Arte barocca tra Genova e l’Oltregiogo, catalogo della mostra (Abbazia di San Remigio, Parodi Ligure, giugno-settembre 2019) Genova: Sagep Editori.

Spiriti A. da precisare

Magnani L. (1989), Una cronologia per Pierre Puget a Genova, in La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, vol. II, Genova: Cassa di risparmio di Genova e Imperia.

Neister N. (2020), Giovanni Battista Carlone (1603-1684): Ein Maler im Dienste der Republik Genua in Zeiten der Gegenreformation. Mit einer chronologischen Werkliste, Tesi di Dottorato, Tübingen: Eberhard Karls Univesitat.

Assarino L. (1654), Scelta di lettere di Luca Assarino. Da lui medesimo in questa terza impressione corrette ed emendate, Milano: nella Stampa Archiepiscopale.

Lanzi L. (1984), Viaggio del 1793 pel Genovesato e il Piemontese, a cura di G.C. Sciolla, Treviso: Canova.

Lanzi L. (1968), Storia pittorica della Italia, edizione a cura di M. Capucci, vol. 3, Firenze: Sansoni.

Zuccari A. (2012), Baronio e l’iconografia del martirio, in Cesare Baronio tra santità e scrittura storica, a cura di G.A. Guazzelli, R. Michetti, F. Scorza Barcellona, Roma: Viella 2012, pp. 445-501.

Baronio C. (1601), Annales Ecclesiastici, vol. I, Magonza: editore.

Paleotti G. (1582), Discorso intorno alle immagini sacre et profane, Bologna: Arnaldo Forni Editore.

Richeome L. (1611), La peinture spirituelle où l’art d’admirer aimer et louer Dieu en toutes ses oeuvres, Lione: chez Pierre Rigaud.

de Boer W., Enenkel K.A.E., Melion W., a cura di (2016), Jesuit Image Theory, Leiden: Brill.

Montanari G. (2019), Gemelli diversi. Il protagonismo di Domenico Piola e Giovanni Andrea Carlone nella grande decorazione genovese, in Domenico Piola e la sua bottega, a cura di D. Sanguineti, Genova: Sagep editori, pp. 430-447.

Sorce F. (2018), Conflictual Allegories. The Image of the Turk as the Enemy in Italian Renaissance Art, in Proceedings of the 15th International Congress of Turkish Art (Università di Napoli “L’Orientale”, 16-18 September 2015), a cura di M. Bernardini, A.Taddei, con la collaborazione di M.D. Scheridan, Ankara: Ministry of Culture and Tourism, Republic of Turkey, pp. 553-567.

Stagno L. (2019), Turks in Genoese Art, 16th-18th Centuries: Roles and Images. A First Approach, in Jews and Muslims Made Visible in Christian Iberia and Beyond, 14th to 18th Centuries. Another Image, edited by B. Franco Llopis, A. Urquízar-Herrera, Leiden: Brill, pp. 296-330.

Pesenti F.R. (1986), La pittura in Liguria artisti del primo Seicento, Genova: Cassa di Risparmio di Genova e Imperia

Magnani L. in cds

Bellon V., (1999), L’Annunziata di Genova. Volume secondo arte e committenza, ms. Genova 1999.

Magnani L. (1995), Luca Cambiaso da Genova all’Escorial, Genova: Sagep.

Gourdin P. (2008), Tabarka. Histoire et archéologie d’un préside espagnol et d’un comptoir génois en terre africaine (XV-XVIII siècle), Roma: Institut National du Patrimoine de Tunis – Ecole française de Rome.

Piccinno L. (2008), Un’impresa fra terra e mare. Giacomo Filippo Durazzo e soci a Tabarca (1719-1729), Milano: Franco Angeli.

Donati P. (2008), Domenico Fiasella 1589-166 , Genova: Sagep.

Sanchez Romeralo J. (1977), Alonso de Villegas: semblanza del autor de la “Selvagia”, in Actas del Quinto Congreso Internacional de Hispanistas, a cura di F. Lopez, J. Pérez, N. Salomon, M. Chevalier, Vol. 2, pp. 783-793.

Sanchez Romeralo J., Martín Fernández J. (1991), El maestro Alonso de Villegas: postrimerías de su vida, «Toletum: boletín de la Real Academia de Bellas Artes y Ciencias Históricas de Toledo», 26, pp. 147-182.

Palau y Dulcet A. (1948-1977), Manual del librero hispano americano, Barcelona, Librería anticuaria de A. Palau.

Biavati G. (1974), Precisazioni su Giovanni Andrea Carlone, «Pragone», XXV, 297, pp. 62-73.

Grimaldi A. (2014), La chiesa di Garlenda: storia di una comunità, Albenga: tip. Bacchetta.




DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/2648

Copyright (c) 2021 IL CAPITALE CULTURALE. Studies on the Value of Cultural Heritage


Licenza Creative Commons edita dall'eum e gestita dall'Università di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo, Sezione di Beni Culturali, piazzale Bertelli 1, 62100 Macerata, Italia.

Adotta specifiche politiche per la gestione e protezione dei dati.