Architetture effimere per il recupero della “spazialità perduta” al tempo del COVID-19 / Ephemeral Architectures for the Recovery of the “Lost Spatiality” at the Time of COVID-19

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Pubblicato

2022-06-27

Fascicolo

Sezione

La città “pandemica”: nuove spazialità e relazioni sociali

DOI:

https://doi.org/10.13138/2039-2362/2837

Autori

  • Diego Borghi Università degli Studi di Macerata (UNIMC)

Abstract

Sono d’interesse geografico le ripercussioni spaziali indotte dall’esponenziale evoluzione tecnologica; quest’ultima contribuisce innegabilmente al superamento delle distanze, le quali, tuttavia, in alcuni contesti sociali e geografici vengono a rimarcarsi, come mostra l’annosa questione del digital divide. La pandemia appare un fattore di accelerazione di tali processi, incentivando l’utilizzo del cyberspace, con perdita di una piena esperienza spaziale che sempre si accompagna all’arricchimento dello spazio vissuto. Smart working, dad, fad rappresentano solo alcuni dei concetti entrati di forza nel dibattito pubblico e scientifico. La geografia si trova così a ragionare con una mutata percezione dello spazio, dovuta all’uso di device e app in grado di sopperire ai bisogni imposti dalle misure di contenimento pandemiche, così come, di contro, a stimoli orientativi e sociali. Una delle criticità connesse al “risveglio” dal lockdown è quella del recupero della spazialità intorpidita anche dal mezzo tecnologico, soprattutto in età evolutiva. Quella della fruizione degli spazi aperti è una prerogativa negata, al pari dell’incontro diretto, che è tra le prime limitazioni conseguenti la crisi sanitaria, ovviamente tesa alla valorizzazione di strutture idonee al distanziamento. Nel rapporto urbano/rurale, accanto alla funzionalità dei parchi cittadini, si registra un incremento della progettualità basata sul costruire in vegetale architetture effimere, spesso stagionali, quali sono, ad esempio, i teatri “a quinte naturali”, i labirinti, sports hall e strutture multifunzionali; idee che confluiscono nella “vegetecture”. Tali strutture sono state ripensate, dal Nordamerica all’Italia, per essere finalizzate sia alle pratiche didattiche, sia per rinsaldare, attraverso il loisir, un diretto confronto con la spazialità.

 

Great geographical interest develops around the spatial repercussions induced by the exponential technological evolution; the latter undeniably contributes to overcome distances, which, however, come to amplify in some social and geographical contexts, as the long-standing issue of the digital divide shows. The pandemic acts as an acceleration factor of those processes and encourages the use of cyberspace, with a resulting loss of a full spatial experience which always matches with the enrichment of the lived space. Smart working, dad, fad are just some of the concepts which have irrupted in the public and scientific debate. Geography is therefore faced to an altered perception of the space, owed to the use of devices and apps able to satisfy the needs imposed by the containment measures of the pandemic as well as, on the other hand, the orientation and social stimuli. One of the critical points connected to the “awakening” from the lockdown is the recovery of the increasingly lethargic spatiality, also caused by technological devices, especially during the developmental age. The fruition of open spaces, as well as direct encounters, are forbidden prerogatives resulting from the health crisis and aiming to enhance suistable structures for the distancing. In the relationship between the urban and the rural, along with the functionality of city parks, it is remarked an increase of the design activity based on the construction of natural ephemeral architectures which are often seasonal, for instance thatres with “natural fifths”, mazes, sport halls, and multifunctional structures; ideas that converge in the “vegetecture”. Those structures have been redesigned from North America to Italy with a view to responding to the needs of didactic pratices and to strenghten, through the loisir, a direct confrontation with spatiality.

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Biografia autore

Diego Borghi, Università degli Studi di Macerata (UNIMC)

Dottorando in "Formazione, Patrimonio Culturale e Territori" presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo - Università degli Studi di Macerata (UNIMC).

Come citare

Borghi, D. (2022). Architetture effimere per il recupero della “spazialità perduta” al tempo del COVID-19 / Ephemeral Architectures for the Recovery of the “Lost Spatiality” at the Time of COVID-19. Il Capitale Culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage, (25), 217–240. https://doi.org/10.13138/2039-2362/2837