Periferie dello spazio e periferie dello sguardo: Catania e la produzione di Canecapovolto / Peripheries in space and view: Catania and Canecapovolto’s production

Roberta Alfieri, Katiuscia Pompili

Abstract


Il saggio intende analizzare la produzione del collettivo artistico catanese Canecapovolto. L’analisi evidenzia il ruolo di Catania come luogo di produzione artistica nel panorama del mercato dell’arte contemporanea durante gli anni Novanta del secolo scorso. Nel decennio in cui si è formato il collettivo Canecapovolto, la città etnea fu protagonista di una fase di grande sperimentazione e produzione artistica, nonostante la sua posizione periferica. La distanza dal centro della periferia, in alcuni casi all’origine del suo ritardo culturale, può costituire un fattore positivo per la ricerca di nuovi linguaggi artistici.

Nel lavoro dei Canecapovolto il paradigma centro-periferia si sposta dalla geografia al linguaggio: la frammentarietà del messaggio decentra il ruolo dell'artista ponendo al centro dell’opera il pubblico, avvicinandosi così all’arte relazionale teorizzata da  Bourriaud, che vede l’opera come "interstizio", cioè spazio di relazione umana. Come le periferie urbane sfuggono al controllo sociale e politico del centro, così i Canecapovolto svelano e ribaltano i meccanismi di potere alla base del flusso comunicativo. Il reimpiego di immagini e suoni compone i punti di una “cartografia mobile”, di una rete che apre alla continua riappropriazione di forme e alla loro ricontestualizzazione.

 

The objective of this essay is the analysis of the artistic collective from Catania, Canecapovolto. This analysis remarks the role of Catania as a place of artistic production in the Nineties of the last century. Despite of its peripheral position, the city had period of great experimentation and artistic production. The distance from the center, which in some cases is the cause of the periphery’s cultural gap, can be a positive factor for the search of new artistic forms of expression.

In the Canecapovolto’s work, the center-periphery paradigm is moved from the geography to the language: the fragmentation of the message puts the public in a central position and approaches the concept of “relational art” theorized by Bourriaud, which sees the work as an “interstice”, a space of human relationship. As the urban peripheries go beyond the center’s social and political control, the artists of the Canecapovolto go beyond the mechanisms of power which rule the communication flow. The reuse of sounds and images creates the points of a “mobile cartography”, a network that opens to the continuous re-appropriation of forms and their recontextualization.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/772

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