La parola trasformante nel romanzo L’Iguana di Anna Maria Ortese

Pichetti Elisabetta

Abstract


Lo scopo del presente lavoro è quello di individuare e collegare i simboli di cui è ricchissima la produzione narrativa di Anna Maria Ortese (1914-1998) scrittrice che, sebbene poco nota, ha avuto un’importanza rilevante nel panorama letterario italiano del secondo novecento.
In particolare si prendono in considerazione i due romanzi L’iguana (1965; Adelphi, 1998) e Il cardillo addolorato (Adelphi, 1993) che hanno come protagonisti due animali: un iguana e un cardillo. Durante la narrazione questi personaggi simbolici subiscono delle trasformazioni che li caricano di ulteriori significati aprendo i romanzi a numerose interpretazioni. L’iguana appare a tratti una vecchina, poi una bambina, per poi tornare l’animale originario, o peggio, una creatura bestiale. Anche il cardillo durante la narrazione a volte sembra essere identificato con una bambina, altre, addirittura, con un’idea. Entrambi i romanzi sono arricchiti da altre metafore legate al mondo animale: compaiono larve che si trasformano in farfalle, talpe, capre ecc. Inoltre l’ambiguità legata a queste mutazioni è dovuta anche al fatto che i personaggi hanno una doppia valenza, l’iguana ha una natura tra l’angelico e il demoniaco, così come Elmina, persona legatissima alle vicende del cardillo. Questa doppiezza genera riflessioni su altre dicotomie che attraversano le due opere come morte-vita, sogno-realtà, menzogna-verità. A riguardo un altro aspetto su cui soffermarsi è quello onomastico, in quanto in entrambi i romanzi i personaggi sono dotati di un doppio nome che cambia a seconda delle circostanze.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2037-7037/1047

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