La non-fiction al bivio

Andrea Rondini

Abstract


Come noto, il Premio Nobel per la Letteratura del 2015 è stato vinto da Svetlana Aleksievič, i cui libri sono a buon diritto ritenuti esempi di non-fiction. Si potrebbe considerare il prestigioso conferimento un evento-simbolo per la storia delle scritture non finzionali, una sorta di consacrazione definitiva per questo genere, da qualche anno ormai oggetto di numerose analisi critiche e dotato di un suo posizionamento di mercato (e presente anche nel cinema: si pensi ad autori come Frederick Wiseman, Roberto Minervini o al genere mockumentary. Peraltro già nel 2014, in Italia, il Premio Strega era stato vinto da un testo che si muoveva tra non-fiction e autofiction, Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo6. Ancora più significativo il fatto che, come ricorda Milanesi nel suo intervento, proprio un testo non-fiction è stato portato ad esempio di grande romanzo (romanzo, si badi) italiano, vale a dire Patria di Enrico Deaglio. Non tutti sono però d’accordo sulla appartenenza della nonfiction all’establishment letterario, se Roberto Saviano, scrivendo con evidente simpateticità del Nobel conferito alla scrittrice  bielorussa, ancora lamenta la non completa accettazione del genere, riprendendo esplicitamente alcune riflessioni di Philip Gourevitch e Gay Talese.

 


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2037-7037/1602

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