L’utopia dell’“orizzonte chiuso”: progetti per il riconfinamento dell’homo urbanus nella Repubblica di Weimar

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Pubblicato

2017-12-25

DOI:

https://doi.org/10.13138/2037-7037/1732

Autori

  • Ronald Car unimc

Abstract

Nella Repubblica di Weimar lo spirito dell’urbanità e dell’emancipazione individuale tendeva a soppiantare la gerarchia tradizionale delle comunità di villaggio. Per reazione, l’urbanizzazione era condannata dal movimento völkisch e antisemita come una grave patologia sociale: una “tomba della razza”. La condizione esistenziale dell’homo urbanus che, sconfinando i limiti spaziali del villaggio si era emancipato dai vincoli dell’Ancien Régime, costituiva il punto centrale per le riflessioni degli esponenti della sociologia della comunità. La “fuga dalla libertà” dello spazio aperto della metropoli si poneva alla base di istanze volte a reintrodurre i meccanismi di controllo sociale che vigevano nei villaggi. Sotto questa luce va letto il progetto dei “vicinati politici” di Artur Mahraun, capo di una delle maggiori organizzazioni paramilitari giovanili di Weimar, il Jungdeutscher Orden, e del suo delfino e futuro ideologo del diritto comunitario nazista, Reinhard Höhn. Per contro, gli urbanisti della Neues Bauen legati alla SPD cercavano di infondere alla città un nuovo spirito repubblicano fondando i grandi insediamenti pensati come “nuove comunità”.