Il “bassomondo” di Cavazzoni e il “silenzio” dell’aldilà di Benati: quando il confine non c’è, e si racconta

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Pubblicato

2017-12-25

DOI:

https://doi.org/10.13138/2037-7037/1738

Autori

  • Sara Bonfili unimc

Abstract

Questo articolo vuole affrontare il tema dell’assenza di confini nell’opera di due scrittori contemporanei italiani: Ermanno Cavazzoni e Daniele Benati.
Possono esservi confini geografici, politici, metaforici, linguistici e così via, ma di questi due interessanti casi vorremmo sottolineare la scomparsa di quei confini importanti che tradizionalmente contribuiscono alla comprensione di un testo narrativo, come le differenze tra i livelli diegetici, tra i tempi e le ambientazioni della storia, e tra gli stili di scrittura: in queste opere di fiction il lettore può imbattersi in un tono tradizionale e carnevalesco, che sortisce effetti comici. Così, scopriremo l’abilità di Benati e Cavazzoni di esprimere addirittura l’inenarrabile: la scomparsa del confine tra la vita e la morte.