LA TRADUZIONE DEI MEDIA

Antonio Tursi

Abstract


Proviamo a fare un’ipotesi su come avvenga il nostro processo conoscitivo. Intanto, pare necessaria la presenza nostra (del soggetto conoscente) e dell’oggetto da conoscere. Poi, il processo potrebbe essere descritto schematicamente in questo modo: l’oggetto viene percepito dai nostri sensi, la percezione sensoriale viene inviata ai neuroni del cervello che, a loro volta, la elaborano generando una rappresentazione mentale e, infine, il soggetto trova modo di dimostrare l’avvenuta conoscenza trasmettendola ai suoi simili in qualche modo. Rispetto a questo semplice schema, se proprio si vuole inserire la presenza di un mezzo di comunicazione, lo si farà
aggiungendo che la trasmissione del bagaglio conoscitivo può giovarsi di esso, soprattutto per estendersi nel tempo e nello spazio. Lo stesso processo conoscitivo che abbiamo delineato può essere inteso come una serie di successive trasformazioni di segnali bioenergetici e cognitivi. Dalla luce esterna (che individua l’oggetto) alla nostra percezione retinica di essa. Da questa all’impulso nervoso che attiva il cervello. Dagli impulsi nervosi alla rappresentazione neurale (qui è da rilevare un modifica decisiva: dal corporeo al mentale). E ancora, coinvolgendo i media, dall’immagine mentale al segno linguistico con il quale quell’immagine viene trasmessa. E, infine, per specificare, dal segno orale a quello scritto (e poi stampato) e quindi dalla lettera al segnale elettrico, nel caso la trasmissione avvenga grazie a uno dei media permeato dall’elettricità. Ognuna di queste trasformazioni si può ben chiamare una traduzione di un segnale da un livello all’altro. Con il che segnaliamo la possibilità di utilizzare il termine ‘traduzione’ per coprire una gamma assai ampia di trasformazioni
e non solo quelle che concernono lingue diverse.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2037-7037/980

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