Confins de l’exotisme? Les «zoos humains» de l’Europe et des États-Unis ou le destin tragique de celle qui donna le goût de ces exhibitions: la vénus hottentote

Bénédicte Postel

Abstract


In una Francia oggi plurietnica e pluriculturale, alcuni cittadini francesi, figli di immigrati provenienti dalle ex colonie combattono affinché il “Paese dei Diritti dell’Uomo” possa compiere un dovere di memoria inerente il periodo coloniale, mentre molti ricercatori di diverse discipline oppongono, a ciò che spesso diventa pentimento, una riflessione sui meccanismi che hanno portato ad uno sguardo estremo sull’Altro, l’esotico.Nel quadro di queste ricerche, una serie di conferenze “zoo umani – memorie coloniali”, tenute all’Istituto del Mondo Arabo a Parigi nel 2001, ha permesso al fenomeno degli “Zoo Umani”, inteso come esibizione di un “Altro-esotico” che viene relegato al rango di animalità (che all’epoca era considerato un vero e proprio spettacolo popolare) di riemergere nella memoria collettiva. Da Zurigo nel 1872 a Napoli nel 1940, numerose città d’Europa e degli Stati Uniti come Barcellona, Basilea, Bruxelles, Budapest, Chicago, Dublino, Oslo, Stoccolma, Parigi, hanno avuto le loro “Esposizioni Etnografiche” o “Villaggi Neri”. Ma questi spettacoli sono da considerare i confini dell’esotismo? Dal momento in cui l’Altro, il diverso, diventa oggetto di curiosità e divertimento per le masse, attraverso una legittimazione di carattere scientifico, nasce il fenomeno della gerarchizzazione delle razze e prende forma un discorso razzista. La condizione di uomini rinchiusi rinforzava l’idea di ferocia agli occhi dello spettatore “bianco” che era convinto di essere l’unico detentore della civiltà. Il fenomeno degli zoo umani ha conosciuto particolarmente in Francia una vera risonanza di massa, eppure là come altrove, questi giubilei che attraevano tante persone sono stati sepolti nella memoria collettiva. Qui di seguito si evocheranno due luoghi, teatri del primo e dell’ultimo zoo umano, ben conosciuti dai Parigini. Questo articolo sarà dopo consacrato al ricordo del percorso di vita di colei che ha diffuso il piacere di queste esibizioni, a Satchwe, detta la Venere Ottentotta, esotica e oggetto di fascino fino alla sua morte.


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2037-7037/987

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