I cambiamenti cognitivi e linguistici dell’esotico nella pratica meditativa orientale alla luce delle scienze occidentali

Graciela Ricci

Abstract


Il lavoro si propone di segnalare i cambiamenti avvenuti in Occidente nell’approccio alla pratica meditativa – un tempo ritenuta ‘esotica’– da parte del mondo scientifico occidentale. Dopo alcune riflessioni introduttive sul vissuto mistico, sul rapporto tra cultura e costruzione linguistica, sulla diversa percezione del concetto di ‘esotico’ a partire dal paradigma della complessità e la conseguente perdita di carica semantica del termine, il lavoro si sofferma sulla neurofenomenologia: una nuova prospettiva che, applicata alla pratica meditativa, si propone come una alternativa al cognitivismo classico, e poggia su una forma di psicologia cognitiva definita “enattiva” dallo scienziato cileno Francisco Valera.
La neurofenomenologia trae origine dalla tradizione orientale, specialmente dalla filosofia buddista, ma Varela aggiunge all’impostazione orientale, aspetti complementari che appartengono alla rigorosità della scienza 

secondo il protocollo di Occidente. Il nuovo metodo utilizza tre posizioni
percettive: la prima, la seconda e la terza persona, e il risultato è un’interrelazione
stratificata e generativa, poiché dalla pluralità del vissuto scaturiscono
proprietà emergenti che non possono essere previste in anticipo.
Nel lavoro si commenta anche l’importanza che hanno i neuroni mirror in
questa dinamica, come pre-requisito del rapporto empatico.
Il tipo di approccio metodologico per vincoli reciproci utilizzato dalla neurofenomenologia, che ha come caratteristica l’attenzione alla dinamica tra un evento neurobiologico e un evento della sfera della coscienza-dinamica suscettibile di essere registrata scientificamente grazie alla precisione microscopica dei nuovi strumenti di misurazione-, è fortemente innovativo e porta i concetti di misticismo e di coscienza a un nuovo livello di comprensione. Tra l’altro, l’integrazione tra aree così lontane è il sintomo dell’inizio di un nuovo modo di percepire l’unicità dell’universo (ciò che la fisica studia attualmente sotto il nome di ‘campo unificato’).


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DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2037-7037/994

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