Disciplinare l’inquisizione: spunti a partire da un caso marchigiano. Con l’edizione critica del processo del 1346-47 contro l’inquisitore Pietro da Penna San Giovanni

Alberto Cadili

Abstract


L’azione dell’inquisizione italiana nella prima metà del XIV secolo si mostra problematica e oggetto di contrasti con il contesto locale, sotto molti punti di vista: religioso, politico, economico. L’edizione critica del processo del 1346-47 contro l’inquisitore marchigiano Pietro da Penna San Giovanni OFM ad opera del giudice in spiritualibus della Marca, su mandato del legato pontificio, permette di riflettere su tutti questi ambiti: l’urto con la religiosità laica, le malversazioni finanziarie, la formazione di gruppi di influenza dentro l’ordine francescano (forse con qualche corrispondenza con il frastagliato quadro politico) e infine la volontà del papato (e dei suoi rappresentanti locali) di disciplinare l’autonomia inquisitoriale e sottoporla a regolari pagamenti alla camera apostolica.

 The activity of the Italian Inquisition in the first half of the 14th century appears to be awkward and subject to contrasts by the local context from many points of view, religious, political and economic. The critical edition of the trial of 1346-47 against the inquisitor of the Marchia Anconetana Pietro from Penna San Giovanni OFM by the judge in spiritualibus of the Marchia, on the mandate of the papal legate, makes it possible to reflect on all these areas: the impact on lay religiosity, the financial abuses by some inquisitors, the formation of groups of influence within the Franciscan order (perhaps with some correspondence with the jagged political framework) and finally the effort of the papacy (and its local representatives) to regulate the ‘inquisitorial autonomy’ and submit it to regular payments to the Apostolic Chamber.


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